florence film recensione
2016,  Cantare,  Ispirarsi,  Ridere,  Riflettere

Florence

Una storia vera. Quella di Florence Foster Jenkins, ereditiera newyorkese con la passione per la musica e il denaro per diventare cantante lirica, nonostante l’incapacità canora e la definizione di peggiore cantante del mondo.

Stephen Frears porta la sua storia sul grande schermo, chiede a Meryl Streep di stonare, sbagliare, essere imperfetta, e la accompagna allo scapolo d’oro di Hollywood, un ottimo Hugh Grant.

Senz’altro una commedia piacevole, dallo humour particolare, che può essere differentemente interpretata.

Il valore delle proprie passioni, come quella per la musica, sopra a ogni cosa, ogni ostacolo e limite, perché ciò che abbiamo da esprimere è più importante della tecnica. Ma allo stesso tempo un tripudio della funzionalità, dove essere ridicoli, esagerati (e ricchi) rende famosi.

Il film resta nelle due staffe, senza spingersi troppo nel lato comico, ma senza neanche incidere verso una critica dell’attualità, di una perdita dei valori, della sensibilità verso l’arte e il bello, di cui Florence era già premonitrice cento anni fa.