I più brutti vestiti della mostra del cinema di Venezia
Controindicazioni

I più brutti vestiti della mostra del cinema di Venezia

Diversi mesi fa decisi di scrivere un articolo su i peggio vestiti degli Oscar 2016, naturalmente un articolo frivolo che nasconde una complessa ed epistemologica critica sociale alla fiera delle vanità rinominata odiernamente red carpet. Beh insomma, mi sono divertito e così ho deciso di scrivere anche un articolo su i più brutti vestiti della Mostra del Cinema di Venezia numero 73.

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©elle.it

Per lo stilista: L’abito di Emilia Jones alterna le rigide forme della gonna alle volute arzigogolanti dei ricami, che rimandano allo sfrigolare del pensiero moderno e allo stesso tempo ai magnifici quadri astratti di Vasilij Kandinskij.

Per l’uomo comune: La ragazzetta si è messa addosso un vestito con lo stesso tessuto dei fiocchi che utilizza mia nonna per i regali di Natale. Ma poi, chi è Emilia Jones?

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©tgcom24.mediaset

Per lo stilista: L’uomo maschio e rude, che conserva l’eleganza nel portamento e nel sex appeal, vestendo semplice, senza la vergogna di palesare il sudore che il duro lavoro costa.

Per l’uomo comune: Mel Gibson uno di noi! Polo della domenica, barba incolta e si va a far vedere a quei fighettini chi è che comanda.

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©fashionbeginners.com

Per lo stilista: Eleganza, portamento, pieghe e forme che rimandano alla scultura classica dei greci, che solevano ritrarre in candido marmo dei e dee. Oggi Bianca sceglie l’antitesi, dunque il nero, ma resta una sublime e marmorea statua.

Per l’uomo comune: Bianca Balti scambia un impermeabile per un vestito e si presenta così sul red carpet. Difficile dire se si tratti di una citazione al cavaliere oscuro Batman, un omaggio a Humphrey Bogart in Casablanca oppure al tenente Colombo.

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©pianetadonna.it

Per lo stilista: Abito concettuale per la sensuale Emma. Fasciata stretta al collo, a simboleggiare le convenzioni sociali e i rigidi doveri del lavoro, l’abito si sfilaccia nella gonna, come fosse passato attraverso un tagliacarte, rimandando all’infinita tensione dell’anima verso la libertà e la fuga dai rigidi schemi impostici dal mondo moderno.

Per l’uomo comune: Beh ma chi se ne frega, tanto è figa lo stesso!

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©mondofox.it

Per lo stilista: Alicia ci aveva già deliziato agli Oscar con un vestito giallo maionese mentre qui, a Venezia, riporta in auge e dà nuovo senso allo stile folkloristiko floreale.

Per l’uomo comune: Alicia Vikander si è vestita come una tirolese quando serve una birra alla spina alla Taverna l’Orso Bruno di Merano, ma tanto Fassbender l’ha già accalappiato dunque non gliene sbatte un parappappero.

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©pianetadonna.it

Per lo stilista: Dayane Mello esprime con sensualità lo stile glam, grazie alla traslazione di forme nello spazio, assenze e abbondanze, differenti compensazioni di tonalità di rosa, tra carne e tessuto.

Per l’uomo comune: C’ha la bargiggia di fuori!

Per l’uomo comune (2): Ho fatto sesso con donne più vestite di lei.

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©pianetadonna.it

Per lo stilista: Ana Lily Amirpour testimonia la rinascita e consacrazione del casual dressing , manifestazione emblematica e orgogliosa della quotidianità come tranche de vie che evade lo spazio a lei circoscritto della casa, aprendosi alla vita in toto.

Per l’uomo comune: Passava di qui per caso mentre portava a spasso il cane?

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©crisalidepress.it

Per lo stilista: Un abito futurista quello di Eleonora Carisi che rammenta i dipinti di Umberto Boccioni.

Per l’uomo comune: Nasconderà dei giochi di prestigio in quelle enormi maniche? Indecisa su quale gonna mettere, Eleonora le mette tutte, risparmiando tessuto sul petto, così da mostrarci le stelle, ma non del cinema.

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©panorama.it

Per lo stilista: scelta borderline quella dell’affascinante Jude Law, che si posiziona tra l’elegante formalità e l’accurato casual con un pantalone morbido e leggiadro. Ci piace lui, ci piace il look, piacerà ai social. Rendiamo l’hashtag #elegasual di tendenza affinché divenga un nuovo stile a cui gli uomini possano ispirarsi.

Per l’uomo comune: sguardo baldanzoso, aria da “ce l’ho solo io”, stempiature ostentate con l’orgoglio del sex symbol e bragoni a cavallo basso per tenere il pacco libero e fresco.

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©m.lapsi.al

Per lo stilista: la sensualità viene trattenuta a stento dall’eleganza, nello strenuo e costante tentativo di liberarsi e librarsi ad ogni passo, nella continua lotta tra peccato e purezza. Quest’ultima è testimoniata dalla tripartizione della gonna, che nella numerologia sacra rimanda alla trinità. Gli strascichi della lussuria terrena si abbandonano alle spalle di Giulia Salemi, nella gonna strascicante, un tempo rossa ardente, oramai arancione. L’unione dei drappi sulle forme simboleggia un muto invito al proibito, mal celato e per questo ancor più ostentato.

Per l’uomo comune (Lui): Figa, figa, figa, figa, figaaaaa!

Per l’uomo comune (Lei): che svergognata, che mancanza di gusto, che umiliazione per qualsiasi donna di questo pianeta.