La forma dell'acqua - the shape of water recensione
2017,  Fantasticare,  Innamorarsi,  Riflettere,  Sorprendersi,  Tendere i nervi

La forma dell’acqua – The shape of water

La forma dell’acqua – The shape of water di Guillermo Del Toro è un film gotico, che stringe i suoi tentacoli sulla fiaba de La bella e la bestia, amalgamando però romanticismo e fantasy ad atmosfere inquietanti ed episodi macabri.

È la Guerra Fredda e in un laboratorio americano viene imprigionata una strana creatura marina, su cui vengono espletate violenze ed esperimenti. Sarà una donna delle pulizie, affetta da mutismo, a trovare il modo di comunicare con lui.

La forma dell’acqua è un film tenebroso e colto, dai continui rimandi poetici, epici e biblici, con venature d’umorismo pirandelliano. È infatti l’anziano coinquilino della protagonista, omosessuale emarginato e artista incompreso, a suscitare le risate, che mascherano però la sua tragedia interiore.

Perché questo film è anche un film sulla solitudine. Il “mostro”, diverso e quindi temuto, Elisa, impossibilitata a comunicare come tutti gli altri, Zelda, ignorata dal marito, il dottore doppiogiochista, unico amante della scienza tra ignoranti giochi politici, e perfino il colonnello, abbandonato a sé stesso.

La fotografia dai cromatismi blu e verdi è pregevole, la regia sinuosa, elegante, morbida, la storia accattivante e ansiogena nei momenti concitati, originale proprio per la forma e gli elementi sopra elencati, poggiandosi sulla consueta struttura della storia d’amore oltre l’aspetto, oltre i limiti.