7 sconosciuti a El Royale recensione film
2018,  Il caricatore,  Sorprendersi,  Tendere i nervi

7 sconosciuti a El Royale

Un hotel al confine tra California e Nevada. Letteralmente al confine, perché una linea rossa attraversa l’albergo e gli avventori possono scegliere se soggiornare in uno stato o nell’altro. È proprio in questo albergo patinato e surreale che si incontrano casualmente alcune persone… 7 sconosciuti a El Royale è una delle più belle sorprese dell’anno, per diversi motivi.

El Royale è un luogo evocativo e misterioso, che sembra celare chissà quale nefandezza. La prima parte del film, infatti, ci crogiola nella tensione della scoperta, con i rapporti tra gli ospiti e gli oscuri motivi che li hanno spinti fino a laggiù. Merito va senz’altro a fotografia e scenografia speciali, ma anche a una frammentazione dei punti di vista nella stessa temporalità, come insegnava il maestro Kubrick in Rapina a mano armata e con il sempre vivo ricordo di Pulp Fiction.

Un nome non casuale. Perché 7 sconosciuti a El Royale è un film pulp, tarantiniano e tarantolato. E poco importa se nella seconda parte la verve si inacidisce fino a diventare puro delirio, fino a un finale alla The hateful Eight, che sembra un’opera da camera.

Un film che se fosse stato firmato da Quentin Tarantino e non Drew Goddard avrebbe avuto ben altro successo.