anatomia di un omicidio film recensione
1959,  Legge,  Sorprendersi

Anatomia di un omicidio

Anatomia di un omicidio di Otto Preminger è senza ombra di dubbio uno dei migliori legal movie di sempre.

Il protagonista della storia è l’avvocato Paul Biegler, che assume la difesa del tenente Manion, accusato dell’omicidio di Barney Quill, reo d’aver violentato sua moglie Laura. Proprio il tema delicato e alcuni dettagli della trama, tra cui alcuni riferimenti a delle mutandine femminili, fecero sì che il film fu fortemente criticato e il regista dovette lottare per impedirne la censura. Anche per questo probabilmente l’Academy, che ne riconobbe il valore, lo candidò a 7 premi Oscar, ma non ebbe il coraggio di assegnargliene nemmeno uno.

Oggi certamente quei dettagli non sono altrettanto scabrosi, ma il tema resta delicato e la vicenda ancora attualissima, ma soprattutto estremamente avvincente nel suo svolgimento. Le 2 ore e 40 di durata non si fanno minimamente sentire, per merito delle svolte di trama, dei personaggi ben caratterizzati, dei dialoghi brillanti e delle splendide interpretazioni.

James Stewart è grande, ma dalla parte dell’accusa George C. Scott è eccezionale nel dare vita a un personaggio mellifluo e antipatico. Il loro, nell’aula del tribunale, è un vero e proprio duello, senza esclusione di colpi ma anche venato da momenti di grande ironia, del quale sono tanti i segmenti memorabili e i dettagli da apprezzare.

Anatomia di un omicidio ci tiene in sospeso fino al finale, non solo per le sorti della causa, ma anche per l’ambiguità dei personaggi, in particolare la sbarazzina Laura, interpretata dalla bella Lee Ramick, e il glaciale Manion (Ben Gazzara).

Il film, tratto dal romanzo omonimo e ispirato a fatti reali, ha anche una colonna sonora di rilievo, in quanto le musiche sono composte da Duke Ellington, che partecipa al film pure con un cameo.

Per concludere, evidenziamo anche la presenza di un significato importante tra le righe: l’accusa cerca infatti di attenuare la gravità dello stupro portando all’attenzione dei comportamenti libertini (ma neanche troppo) di Laura Manion. Si tratta di un punto su cui riflettere e di grande attualità anche oggigiorno.