identità violate film recensione
2004,  Investigare,  Sorprendersi

Identità violate

Una locandina da film horror, la procace Angelina Jolie nel ruolo di protagonista e il concept di un thriller psicologico. Sono queste le premesse di Identità violate, film di D.J. Caruso (che di mestiere non fa il DJ, ma il regista).

Premesse che, nello sviluppo, a tratti soddisfano e in altri frangenti deludono.

L’agente FBI Illeana Scott viene chiamata a Montreal per supportare le indagini su un serial killer che ruba l’identità delle proprie vittime.

Proprio lei, una sorta di profiler presentata come portatrice di inusuali tecniche investigative, non dà traccia di capacità fuori dal comune, anzi fa incedere la trama con deduzioni affrettate e poco chiare allo spettatore, che rendono la parte centrale piuttosto confusa. A brillare sono Paul Dano, nella sua piccola parte, e un Ethan Hawke enigmatico.

Il finale, invece, ha un tocco di originalità, risollevando un film non certo innovativo, ma senz’altro fruibile da un pubblico amante del genere.