il falò delle vanità film recensione
1990,  Legge,  Ridere

Il falò delle vanità

Il lupo di Wall Street Sherman McCoy è ricco sfondato e sembra che il mondo sia ai suoi piedi. Un incidente in auto con l’amante sembra però mandare a rotoli tutta la sua vita. Il falò delle vanità è un film di Brian De Palma, tratto dall’omonimo romanzo di Tom Wolfe.

Benché sia un film minore del regista, questa commedia ha avuto ancor meno di quanto si meritava, risultando un fiasco al botteghino e accaparrandosi notevoli critiche.

Senz’altro, anche per chi non ha letto i libro, è percepibile qualcosa nel sottostrato che non emerge, quei riferimenti al successo e al vendersi l’anima che tali restano, ma mai vengono vissuti.

Quella che quindi poteva essere una commedia agrodolce e graffiante, diviene invece un falò che non brucia, ma che ci ha appena scottati. La regia è virtuosa e quasi distrae, stonando con i toni farseschi che risaltano sempre più, soprattutto nella seconda parte, più debole della prima, che si risolve molto (troppo) semplicemente e che si chiude con una didascalica ramanzina.

Nonostante questi difetti, che ne minano il potenziale, Il falò delle vanità resta un film senz’altro godibile.