la mosca film recensione
1986,  Spaventarsi

La mosca

Film cult degli anni 80, La mosca è un remake de L’esperimento del dottor K. del 1958, entrambi ispirati dal racconto di George Langelaan. La storia assume però connotazioni diverse in mano a David Cronenberg, senz’altro il regista ideale per rendere al meglio una storia di mutazione del corpo e di tecnologia.

Uno scienziato riesce a inventare il teletrasporto, ma quando decide di testarlo su di sé le cose non vanno come previsto.

Il film è stato definito un body horror, ovvero uno di quei film in cui l’orrore scaturisce dalla deturpazione del corpo e dalle mutilazioni. Cronenberg padroneggia il tema con maestria, come già tre anni prima aveva fatto con il (più) disturbante Videodrome. Gli effetti e il trucco (vincitore dell’Oscar) furono notevoli e ancora oggi sono in grado di generare un genuino raccapriccio.

Il tutto viene circoscritto a una storia d’amore tra lo scienziato e una giornalista, che rende alcune scene e situazioni (forse troppo) melodrammatiche. D’altronde La mosca è il contraltare de La bella e la bestia, quando l’amore non può andare oltre l’estetica e la bestialità lo annienta. Perché l’insetto è l’essere con cui sentiamo meno affinità, verso cui in moltissimi provano ribrezzo. Brundle non diventerà mai “il primo insetto politico”. La sua non può dunque che essere una storia pessimista, del fallimento dell’uomo sotto ogni punto di vista.

Oggi è un film che vi creerà più disgusto che spavento, la cui storia non vi legherà ad alcun personaggio emotivamente, ma vi farà fare solo un sospiro nel finale. La mosca viene comunque ricordato come un pezzo importante della storia del cinema horror.