la parola ai giurati recensione film
1957,  Almeno una volta nella vita,  Cinefili,  Investigare,  Riflettere

La parola ai giurati

È il primo film diretto da Sidney Lumet ed è, davvero, un gran film, ancora oggi strepitosamente attuale e moderno. Tratto dal dramma giudiziario Twelve angry men, La parola ai giurati racconta la storia di una giuria, chiamata a decidere sulla colpevolezza di un ragazzo accusato dell’omicidio del padre. 11 di loro votano per la colpevolezza ma il giurato numero 8 si dice contrario sulla base di un ragionevole dubbio.

Al di là di pochi minuti, la vicenda si svolge tutta nella stessa stanza, ma nonostante l’unità di luogo la narrazione procede spedita e avvincente, grazie al confronto tra i personaggi. La camera si muove al suo interno con maestria, giocando con gli angoli e i personaggi, non dando mai l’impressione di staticità.

Noi non abbiamo assistito all’udienza, ma dalle parole dei giurati ripercorriamo testimonianze e accuse con gli occhi e le impressioni di ognuno di loro, da cui nasce un dibattito intelligente e uno sviluppo vicino al giallo, in cui il caso di omicidio viene analizzato parola dopo parola, indizio dopo indizio.

Il film è ammaliante e le caratterizzazioni dei 12 uomini sono sublimi, uniche, riconoscibili, coerenti, moderne, sagaci.

La parola ai giurati è un esordio folgorante (con incassi deludenti) che ancor oggi ci lascia qualcosa dalla visione e ci invita a riflettere sui “tipi umani” che siedono al nostro tavolo.