sabrina film recensione audrey hepburn
1954,  Innamorarsi

Sabrina

Dolce, leggiadra, il viso scoperto dai capelli corti, gli occhi grandi, densi di stupore, sogni, speranze. Sabrina viaggia per cambiare sé stessa, per conquistare un posto al mondo.

È la figlia di un autista ed è da sempre innamorata perdutamente del ricco uomo per il quale il padre lavora. Sabrina però è tra coloro che in una limousine stanno al di là del vetro. Non certo nei sedili posteriori.

Quella di Billy Wilder è la commedia d’amore di cui il mondo di oggi avrebbe tanto bisogno, di eleganza sublime e ingenua spensieratezza, che concede sorrisi e risate.

Il film, non si sa come e né perché, trasuda magia, dà significato al termine classico e sembra abbracciare le più magniloquenti storie d’amore, ma la sceneggiatura prevede due principi e la Cenerentola si ritrova spaesata, sorpresa e sempre più fragile.

È la deliziosa Audrey Hepburn, dopo il successo di Vacanze romane, a condurre Sabrina nel Pantheon del cinema, a braccetto con i suoi nobili accompagnatori, William Holden ed Humphrey Bogart.