subway film recensione
1985,  Avventurarsi

Subway

Dopo aver rubato dei documenti alla moglie di un uomo facoltoso, Fred si rifugia nella metro di Parigi. Subway, secondo film di Luc Besson, è ambientato (a eccezione dell’intro) tutto nei bassifondi della città, in una metropolitana che diviene un piccolo mondo, reticolare e sempre più profondo nel sottosuolo, dove le scale sembrano non finire mai e una sfilza di personaggi senza storia incrociano i loro destini.

Sta qui l’aspetto più accattivante di un film dalla storia strampalata, sconnessa e straniante, tanto da diventare a tratti stancante. A volte manca la logica e forse anche la linearità della storia, ma a Besson sembrano interessare solo i suoi personaggi: il pattinatore, l’ossigenato e alienato Adam Lambert, la viziata e annoiata Isabelle Adjani e il poliziotto frustrato Batman, supportato dal fedele Robin.

L’ironia è evidente, le scenografie apprezzabili e le musiche di Éric Serra davvero, davvero, belle.

Subway è quindi un film multicolore, che testimonia i primi passi di quello che diventerà un regista importante a livello internazionale.