the greatest showman recensione
2017,  Ballare,  Cantare,  Fantasticare,  Riflettere

The greatest showman

Phineas Taylor Barnum è un uomo di umilissime origini, ma dotato di talento e grande ambizione. Il suo sogno è quello di far vivere una vita di agi alla donna che ama, ma soprattutto, nel profondo, avere una rivincita personale verso tutti coloro che l’hanno ripudiato. The greatest showman è una storia di riscatto che si trasforma, tra una nota e l’altra, in un film di buoni sentimenti sui valori della vita.

Della vera e variopinta vita di Barnum, il film si concentra sull’attuale tema dell’accettazione del diverso, visto come speciale e non fenomeno da baraccone, di cui il circo di Barnum, che riunisce una sfilza di personaggi strani e strampalati, è l’emblema. Come in Moulin Rouge di Baz Luhrmann, non vi è inoltre timore nello sbandierare la vittoria dell’amore, l’amicizia e la felicità sulla ricchezza, l’agio e il materialismo.

Una sceneggiatura non certo originale, ma comunque rodata, efficace e scorrevole.

Merito anche delle musiche e delle coreografie, inserite in un tripudio di colori, luci e forme.

Grande grande Hugh Jackman, che immaginava questo progetto dal 2009 per un effetto finale che è… un grandissimo show!


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