una pura formalità film recensione
1994,  Investigare,  Sorprendersi

Una pura formalità

Un commissariato di polizia decadente e spoglio, invaso dall’acqua piovana, e un commissario tenace e insistente, deciso a trattenere il celebre scrittore Onoff fino alla sua confessione sugli eventi della notte. Quest’ultimo però è affetto da un’amnesia e non ricorda nulla. Una pura formalità è un film di Giuseppe Tornatore, presentato al 47º Festival di Cannes. Una coproduzione italiana e francese, con Gérard Depardieu e Roman Polański nei due ruoli principali e le musiche di Ennio Morricone.

Una pura formalità è un film d’impronta teatrale, quasi del tutto ambientato all’interno di un solo luogo, il commissariato. Solo l’inizio e la fine arieggiano la sensazione di claustrofobia, alimentata dal desiderio del protagonista di abbandonare il luogo, ma dall’incapacità di farlo. La storia procede proprio attraverso l’interrogatorio, intermezzato dai dolorosi flashback di Onoff.

Tutto il film è proprio giocato sul dialogo, sul conflitto tra i due, sulla verità e la menzogna. Le dichiarazioni di Onoff vengono smontate dal commissario, che ne rivela le contraddizioni, mettendolo sotto torchio e cercando di estirpargli la verità, fino al colpo di scena finale.

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