chinatown recensione film
1974,  Cinefili,  Investigare,  Sorprendersi

Chinatown

Un investigatore privato viene assoldato per indagare sull’infedeltà di un marito, ma si ritrova in un circolo vizioso di speculazione, doppiogiochisti e segreti. Chinatown di Roman Polanski è stato definito neo-noir, un classico e un rinnovatore, un film da scuola del cinema, un caposaldo del genere.

Da un soggetto ingarbugliato, Polanski procede per semplificazione, conservando comunque una storia articolata e appassionante, dandole la parvenza di una tragedia epica greca. Il finale stesso ne dà senso e lo rende memorabile.

Lo sguardo del detective è anche il nostro e registicamente tutto ci viene mostrato dal suo punto di vista, conducendoci nell’indagine e nella scoperta in prima persona. Straordinari attori e straordinarie interpretazioni (Jack Nicholson, Faye Dunaway, John Ford) si affiancano a un comparto tecnico ineccepibile.

Chinatown, che dà il titolo al film, resta una sorta di mito evocato. La critica sociale e il pessimismo soggiaciuto sono tutt’oggi attualissimi e palpitanti, durante e dopo la visione.