crash film di david cronenberg recensione
1996,  Alienarsi,  Cinefili,  Riflettere

Crash

A seguito di un incidente stradale, un uomo si ritrova inspiegabilmente attratto dall’unica altra superstite. Inizia così Crash di David Cronenberg e… No, scusate. In realtà il film inizia con una donna che struscia i capezzoli contro un aereo. E che ci crediate o meno, si tratta di un’anticipazione del tema del film, vincitore del Premio della giuria al Festival di Cannes nel 1996.

La prima cosa che mi è venuta in mente guardando Crash è una puntata di un programma di Real Time, in cui un uomo faceva sesso con la propria macchina. Che Cronenberg sia stato profetico?

Sì perché in questo film tratto dal romanzo di James Graham Ballard i rapporti sessuali degenerano. A James e Catherine non basta più raccontarsi i reciproci tradimenti per eccitarsi. La ricerca di di emozioni sempre più forti li porta al feticismo verso il metallo, la componente meccanica, l’automobile. I protagonisti si siedono sul divano e si eccitano guardando incidenti stradali, ne inscenano alcuni per trovare lo stimolo sessuale.

In Crash il rapporto con la tecnologia, che fa sempre più parte della nostra vita, sfora nella sessualità, rendendo il film indefinibile, né borderline né di nicchia. La linea di questo film è proprio un’altra e la nicchia sta chissà dove, forse nel futuro forse solo nella follia.

Detto questo il film è disgustoso, difficile anche solo da capire così come è difficile trovare un valido motivo per guardarlo. Questo cinema è lontano anni luce da una funzione di piacere o intrattenimento, è anzi anti spettacolare e anti narrativo, non ha trama ma accosta situazioni, amplessi, eventi.

Senz’altro fatica a farsi dimenticare e si inserisce alla perfezione nell’inusuale e personale filmografia del regista.