High rise – La rivolta
Forse il romanzo di Ballard non è perfettamente adatto alla resa cinematografica. Forse è la resa cinematografica a mancare di virtù di rielaborazione e narrazione. La nostra recensione di High rise – La rivolta inizia con due forse perché, senza forse e senza ma, il film è stato insoddisfacente.
Tratto dal libro Il condominio, High rise rappresenta un piccolo mondo costituito dal palazzo stesso, dove la società di uomini, specchio della nostra, degenera brevemente in una spirale di pulsioni viscerali e irrazionali. Il giovane medico Robert Laing, interpretato dall’inappuntabile (nel portamento e nel vestiario) Tom Hiddleston, ci introduce in esso e in un film lungo, straniante e anti-spettacolare.
Lo sviluppo sembra il caleidoscopio di un personaggio del film, esteticamente preciso, ma vorticoso e sconnesso, facendoci girare e rivoltare per tutto l’arco narrativo in un perenne stato di confusione e distaccato coinvolgimento.
Dalla metafora di Ballard, passando per la locandina che cita Arancia meccanica, fino alla fine della visione, qualcosa senz’altro non ha funzionato.