Io ti salverò
La dottoressa Peterson scopre che il nuovo direttore della clinica psichiatrica non è chi dice di essere, ma essendosi innamorata di lui cerca di aiutarlo attraverso la psicanalisi, anche se l’uomo è il principale sospettato della sparizione del vero direttore. Con Io ti salverò, Alfred Hitchcock affronta il tema della psicanalisi, argomento ricorrente nella sua filmografia, con una storia d’amore che sfiora il giallo, in gran parte sostenuta dai dialoghi tra i vari personaggi.
La critica negli anni l’ha considerato un film “minore”, probabilmente perché lo stesso Hitchcock (che ebbe diversi dissidi con il produttore) ne parlò freddamente, unitamente al parere negativo che ne diede Truffaut. Sotto la lente d’ingrandimento finì la valenza scientifica di quanto proposto sulla psicanalisi e la facilità di alcune interpretazioni, dimenticando che siamo al cinema.
Io ti salverò ci lascia con il dubbio fino al finale sulla colpevolezza o meno del paziente e mette in scena alcune sequenze d’indubbio pregio. Quella onirica, su cui lavorò Salvador Dalì, ma anche quella in cui il presunto dottor Edwardes passa la prima notte a casa del mentore della protagonista, l’unica scena di vera tensione del film.
Proprio quest’ultimo personaggio è il più accattivante e memorabile del film, pur tuttavia Gregory Peck e Ingrid Bergman costituiscono un’ottima coppia, con lei estremamente adatta al ruolo (e ai gusti del regista).
Peculiare anche l’ultima sequenza, senza svelarla a chi non ha visto il film, mentre dal lato musicale spicca la colonna sonora di Miklós Rózsa, in cui viene fatto un uso pionieristico di uno strumento musicale chiamato theremin.
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