La giusta causa
La pena di morte può essere necessaria in alcuni casi? È con questo interrogativo che si apre La giusta causa, film liberamente tratto dal romanzo omonimo di John Katzenbach.
Un professore di Harvard ed ex avvocato accoglie il grido d’aiuto di un condannato a morte afroamericano, accusato dello stupro e dell’omicidio di una bambina. Riportare alla luce questo vecchio caso porta Paul a scontrarsi con gli abitanti di una cittadina sudista e con dei poliziotti dai metodi poco ortodossi.
La giusta causa è un un thriller dall’intreccio articolato, godibile, nonostante la critica l’abbia letteralmente smontato. Oggi, in un offerta di mediocre qualità, può essere rivalutato, nonostante i suoi difetti.
Tra questi c’è senz’altro la mancanza d’una impronta autoriale, ma soprattutto una gestione non efficacissima dei tempi delle svolte di trama, che sforbiciano il film in due parti sul finale e fan sì che lo spettatore possa prevedere il colpo di scena principale.
Nel cast Sean Connery nel ruolo del protagonista, ma anche Laurence Fishburne e un Ed Harris sopra le righe nei panni di un galeotto psicopatico.