La vita privata di Sherlock Holmes
1970,  Investigare,  Ridere

La vita privata di Sherlock Holmes

Di storie su Sherlock Holmes se ne sono viste e lette parecchie. Questa, da parte di uno dei maggiori registi della commedia cinematografica, Billy Wilder, è una storia non comune, come anticipato dal prologo in cui delle mani ritrovano alcuni manoscritti di Watson mai pubblicati. La vita privata di Sherlock Holmes non è tra i film maggiori del regista e non ebbe grande fortuna. Nonostante l’entusiasmo di Wilder, l’anteprima fu disastrosa e il film subì tagli significativi.

Se dovessimo trovare un fil rouge che leghi questo film, potremmo dire che quel filo sono le donne e il loro rapporto con Sherlock. La prima parte risulta fortemente episodica, slegata dalla seconda, in cui il celebre detective è alle prese con la bizzarra richiesta di una ballerina.

Il film parte davvero quando una donna ritrovata nel Tamigi in stato di amnesia viene condotta al 123 di Baker Street. Il suo caso porterà Holmes e Watson fino in Scozia e li metterà di fronte al misterioso mostro di Lochness.

La vita privata di Sherlock Holmes diventa quindi accattivante solo da un certo punto in poi e soffre di un colpo di scena ampiamente annunciato. Precisiamo, non prevedibile, ma sostanzialmente già anticipato ed esplicitato durante la visione.

Il carattere resta quello della comicità, ampiamente sopra il giallo, e probabilmente proprio i due protagonisti penalizzano il film stesso, che comunque non è scadente come si potrebbe erroneamente dedurre da queste critiche. Holmes non è geniale come dovrebbe e Watson è sostanzialmente una macchietta, messo continuamente alla berlina allo scopo di strappare una risata allo spettatore.