Miles Ahead
Don Cheadle, al suo primo film da regista e sceneggiatore, sceglie di raccontarci Miles Davis, da lui stesso interpretato, peraltro, con una discreta somiglianza fisica.
Il film si focalizza su alcuni giorni della vita del musicista jazz, durante il periodo tra il 1975 e il 1980, in cui aveva scelto un rifugio nel silenzio, tra le mura della sua villa.
Tutto molto interessante, se non fosse che l’immagine che fuoriesce e resta nella nostra mente dopo la visione di Miles Ahead è quella di un pistolero cocainomane e instabile, che vaga qua e là per la città. Un uomo pieno di difetti insomma. Non traspare invece il genio musicale e proprio la musica sembra restare relegata alla (pur bella) colonna sonora di sottofondo alle azioni a perdifiato e a per-di-cocaina, sempre extradiegetica e poche poche volte proveniente direttamente dal nostro Miles e la sua tromba.
La storia si sposta così, tra la frenesia di un paio di giorni in stile gangster e la crisi di alcuni flashback che ci mostrano i pezzi di un intenso rapporto amoroso. Anche noi eravamo a pezzi, alla fine della visione, soprattutto per il dispiacere di un’occasione sprecata e non per essere stati ammaliati e coinvolti dal film.