Amici miei
Dal progetto di Pietro Germi alle mani di Mario Monicelli, quattro più uno amici, straordinari e spassosi cattivi esempi, protagonisti di burle e supercazzole, sullo sfondo di una sottesa e indelebile malinconia.
Dal soggetto alla struttura, dalla sceneggiatura agli attori e le loro vite cinematografiche, Amici miei non può che essere una suadente nostalgia verso una commedia italiana che fu, di indelebile splendore e potenza. Nell’immaginario non possono che imprimersi talune scene, quali quelle alla stazione o all’ospedale, e una risata che non deve nascere dal realismo fedele, ma dalla pura e sublime invenzione verosimile.
Infine la parvenza di una morale, salvo poi ribaltarla nell’ossimorica e geniale scena finale. In fondo cosa serve la vita se non ad essere vissuta e gustata attraverso brevi momenti o lunghe zingarate? In fondo Peter Pan è il buono della fiaba.
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