Come sposare un milionario
Come sposare un milionario? È quello che si chiedono tre avvenenti donne, le quali sognano una vita di agio al fianco di un uomo ricco che le mantenga.
Si tratta di un film che sente il tempo, che lo soffre inevitabilmente. Se infatti la tematica poteva essere trasgressiva nel 1953, al giorno d’oggi non ha nello spettatore lo stesso tipo di impatto.
Ma questo non è l’unico motivo. Nello sviluppo del film, infatti, il regista rumeno Jean Negulesco, sembra restare arenato alla tematica senza giustapporre degli ostacoli forti agli intenti delle donne o un’ironia incisiva. Queste ultime si limitano ad incontrare uomini, alcuni sono ricchi altri no e il finale è già ampiamente annunciato durante la visione.
Questi aspetti, in unione a un ritmo decisamente blando, non sono però dovuti all’età, come ci ricorda Quando la moglie è in vacanza dello stesso anno, in cui Marilyn Monroe giova delle attenzioni di un Jack Lemmon sposato ma infatuato o lo strepitoso A qualcuno piace caldo del 1959, dove la seduzione dell’uomo ricco sale ad alte vette di cinema e comicità.
Come sposare un milionario punta molto sulle tre protagonista, la Monroe, Lauren Bacall e Betty Grable, splendide donne e icone dell’epoca, cercando un filo d’umorismo soprattutto nel personaggio interpretato dalla prima, estremamente miope e convinta che gli occhiali la rendano brutta.
Non aiuta l’interminabile intro, che ci mostra un concerto. Per carità, splendida musica, ma vorremmo vedere un film.