Finché morte non ci separi
“Finché morte non ci separi” è per molti una promessa, ma per Grace, neo sposina di Alex, è senz’altro una minaccia. È infatti tradizione della famiglia dello sposo fare un gioco di società la notte delle nozze. La partita a nascondino si trasforma però in una caccia alla sposa, con tanto di ascia, pistole e fucili.
Finché morte non ci separi non è il solito horror. I personaggi hanno più risvolti e non sono piatti, come in molti prodotti del genere. Le ragioni del macabro gioco, che inizialmente sembrano incomprensibili, trovano inoltre una spiegazione nel corso dello script, con i giusti tempi.
Il film è un gioco di sopravvivenza, sanguinario e violento, ma con dei costanti toni farseschi, come se Quentin Tarantino avesse diretto una commedia.
I meccanismi per spaventare lo spettatore e tenerlo sulle spine sono i consueti. Affiancarsi a Grace, che via via trova coraggio, è naturale. Il finale, infine, non è ovvio, per un film di genere che si alza sopra la media.