Gli spietati
Non è Joe, nè il Monco, tantomeno il biondo, seppure potrebbero, ma semplicemente Clint Eastwood in un suo film, dove interpreta un bounty killer ormai in pensione.
Dedicato a Sergio Leone e Don Siegel, Gli spietati è un western atipico, dove più che rappresentare il tramonto dei celebri buonty killer, si espletano i suoi sensi di colpa. Si parla di violenza. È un dramma umano. Nessuno è buono, simpatico o totalmente cattivo, ci dispiace quasi per tutti, mentre sono soprattutto emozioni a sibilare come ferro rovente anziché le pallottole. Eccezion fatta per il finale.
Gli spietati scardina la mitologia western. Ognuno dice la sua sul vecchio West e lo fa in maniera originale, anche grazie ai molti i punti di vista che Clint Eastwood ci fa adottare tramite i suoi personaggi, anziché seguire le gesta di uno solo di essi. Emblematica è la figura infatti dello scrittore che, tra i cowboy, quella mitologia vorrebbe narrarla, seguendo una parte ora l’altra.
Dei vecchi western, Eastwood mantiene comunque la maestosità dei paesaggi.
Da vedere.
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