Hotel Artemis
In un futuro devastato dalle rivolte armate, una donna svolge una professione unica: gestisce un albergo per soli criminali, dove si prende cura degli iscritti grazie alle sue competenze mediche e strutture fantascientifiche. Signore e signori, l’Hotel Artemis.
In poche parole stiamo parlando di tanti pericolosi criminali, riuniti nello stesso luogo, che devono sottostare ad alcune semplici regole di convivenza, su tutte il divieto di introdurre armi.
A favore del film di Drew Pearce va senza dubbio l’originalità del suo progetto. L’idea, che riunisce il filone criminale e un’atmosfera da giallo, funziona per il senso di clausura, la gestione degli spazi e la caratterizzazione dei protagonisti, precisa e al tempo stesso fumettosa.
Tutti i personaggi si sentono in trappola, sia fisicamente nel luogo, che con la propria identità, dimostrandosi e dichiarandosi nati per ciò che fanno e nulla di diverso. A questa ideologia e alle punti di forza sopra citati, non corrisponde purtroppo una sceneggiatura brillante, che fa sembrare il tutto una sorta di occasione mancata.
La visione porta invece alla mente un “cugino”, simile per certi aspetti ma superiore per la fattura: 7 sconosciuti a El royale.