i cattivi dormono in pace film recensione
1960,  Tendere i nervi

I cattivi dormono in pace

Sulla scia del boom economico giapponese tra anni 50 e 60, Akira Kurosawa gira un film ambientato nel mondo dell’alta finanza, dove non c’è onore né etica e dove… i cattivi dormono in pace.

Il figlio di un dipendente morto suicida si infiltra all’interno di una grande compagnia con lo scopo di trovare vendetta. Per farlo è disposto a tutto, anche a sposare la figlia del corrotto vice presidente.

Drammatico nella prima parte il film sfocia nel thriller nella seconda. La scena iniziale del matrimonio è probabilmente la più interessante: la macchina da presa di muove all’interno della cerimonia, scorgendo dettagli, affanni, sussurri e complotti. L’arrivo della torta nuziale è l’apice, ma non è ancora del tutto chiaro cosa stia succedendo.

Successivamente I cattivi dormono in pace perde di mordente e al di là di qualche scena, diventa piuttosto prolisso, in particolare nella versione integrale da 151 minuti. Kurosawa stesso dirà di non essere riuscito con questo film ad esprimersi appieno.

Curiosamente, Kôichi Nishi, il protagonista, è già infiltrato nella compagnia e quindi non assistiamo all’evolversi del suo piano vendicativo, che invece è già a buon punto. A metà film, anzi, viene scoperto ed è costretto all’azione esplicita. Proprio questa parte, tuttavia, più vicina al thriller, non sembra essere completamente riuscita.

A fine visione emerge comunque l’anima pessimista e nichilista di questo film, nonostante l’anticlimax del finale.