Il buco
Il buco, che anagrammato ci ricorda Il cubo, film non dissimile per alcuni aspetti, è un film spagnolo che ha conosciuto grande popolarità dopo l’uscita su Netflix, anche se già precedentemente aveva suscitato le attenzioni della critica.
Delle persone sono rinchiuse in celle verticali al cui centro, attraverso un buco, scorre una piattaforma con il cibo, la quale si ferma per due minuti in ogni piano. Ma ogni mese i prigionieri si risvegliano nella cella di un diverso piano.
Il film di Galder Gaztelu-Urrutia, ma da un’idea di David Desola, rappresenta una sorta di esperimento sociale in cui l’uomo in condizioni estreme deve scegliere tra la solidarietà, il bene della collettività, e i propri impulsi individuali più forti: il bisogno di mangiare.
Per il suo racconto Il buco sfrutta alcune connotazioni religiose (la necessità di un messia), dantesche (i gironi infernali) e simboliche (ogni uomo può portare con sé un oggetto e fin da subito assistiamo allo scontro tra il libro e il coltello).
La rappresentazione è cruda e violenta, a tratti difficile da guardare. Condividiamo questa scelta, al contrario del finale, che lascia alcuni dubbi relativamente al messaggio per i piani alti e a proposito al significato stesso delle ultime sequenze, che sono in contrapposizione con quanto abbiamo assistito durante il film.