Il prigioniero del terrore film recensione
1944,  Sorprendersi

Il prigioniero del terrore

Il prigioniero del terrore di Fritz Lang è uno di quei film che generalmente la critica fa rientrare in una “tetralogia antinazista”. Vero, ma nonostante la pellicola sia legata indissolubilmente al contesto politico e bellico, siamo di fronte a una storia di spionaggio e d’avventura estremamente avvincente (sì, ancora oggi).

Il protagonista, Stephen Neale, è appena uscito da una clinica psichiatrica e si ritrova casualmente coinvolto in un vicenda pericolosa dopo aver ricevuto una torta a una fiera. Un MacGuffin e un uomo intrappolato casualmente in una vicenda pericolosa, elementi che generalmente associamo alle opere di Alfred Hitchock.

Neale fugge per dimostrare la propria innocenza e per capire cosa sta accadendo intorno a lui, nel frattempo Londra viene bombardata e nessuna delle persone che incontra sembra degna di fiducia. Forse solo quella bellissima donna, interpretata da Marjorie Reynolds…

La sceneggiatura de Il prigioniero del terrore è tratta dal romanzo Quinta colonna di Graham Greene, autore da cui il cinema ha attinto oltre cinquanta volte, in alcuni casi anche con script originali, come per Il terzo uomo di Carol Reed. Né lui né Lang furono però soddisfatti dell’esito finale, a cusa delle imposizioni degli studios.

Nonostante ciò, il film è ancora oggi moderno, oltre che estremamente ricco di eventi, situazioni e spunti narrativi per una durata di soli 104 minuti: inseguimenti, sedute spiritiche, omicidi, doppiogiochisti, inganni.

Per chiudere, una curiosità. Appena terminato di girare Il prigioniero del terrore, Lang si mette subito al lavoro su un altro bel film, La donna del ritratto, che viene però distribuito prima.