Inferno
Non è più un fenomeno mediale e non è nemmeno in grado di lasciare traccia nella storia del cinema, ma, nonostante un interesse in calo, misurato in dindini sonanti, Inferno di Ron Howard tratto dall’omonimo romanzo di Dan Brown fa comunque un bel bottino di milioni (217 su 75 di produzione).
Secondo il meccanismo consueto di indizi e deduzioni lampanti e geniali, Robert Langdon scappa per tutto il film, tra Firenze, Venezia e Istanbul, in un film dal ritmo costantemente alto e frenetico, in cui la logica del protagonista deve correre più veloce dei suoi inseguitori.
Resta il fascino misterioso e la regia dei primi minuti, in cui ci svegliamo spaesati e senza memoria quanto Langdon. Poi è un avvicendarsi di personaggi ambigui, dove però il colpo di cena principale è purtroppo ampiamente prevedibile, così come nella scena clou la location è più affascinante degli eventi che ivi si svolgono.