l'inganno sofia coppola film recensione
2017,  Scaldarsi,  Tendere i nervi

L’inganno

È il 1864 e siamo in Virginia, durante il terzo anno della Guerra di Secessione. Un soldato nemico, un nordista, mortalmente ferito alla gamba, viene soccorso dalle donne di un collegio femminile. La sua presenza scatena immediatamente il loro interesse e una serie di gelosie. L’inganno, diretto da Sofia Coppola, è tratto dal romanzo di Thomas P. Cullinan e dal precedente film La notte brava del soldato Jonathan.

Possiamo dunque parlare di un remake, senz’altro per quanto riguarda la trama generale e le principali dinamiche all’interno del collegio. La Coppola, tuttavia, si discosta dal film di Don Siegel per diversi aspetti. Dalla caratterizzazione di alcuni personaggi – ad esempio un piuttosto passivo Colin Farrell, rispetto al machiavellico Clint Eastwood – a uno spoglio della sceneggiatura, che rinuncia ad alcuni sottotesti e personaggi. Manca la domestica di colore, vengono rimosse le velate allusioni sessuali e pedofile alla dodicenne Amy, che invece inquadravano fin da subito il carattere del precedente film, così come la direttrice Martha viene privata del suo torbido passato.

Più in generale, la vicenda ha un carattere onirico, d’isolamento dal tempo. Una sensazione senz’altro accentuata dalla pulizia e bellezza delle inquadrature della Coppola (Premio per la miglior regia al Festival di Cannes 2017) e dagli abiti completamente bianchi di bambine, ragazze e donne, che ricordano Pic Nic ad Hanging Rock.

In questo apparente Eden in cui finisce il soldato John, c’è maggiore spazio per il punto di vista femminile, nonostante una minore caratterizzazione. Gli orecchini e gli orpelli con cui si cercano le attenzioni del soldato, il chiacchiericcio e le visite fugaci, la vacuità dell’insegnamento della lingua francese e della pratica religiosa come necessari all’educazione di una buona signora e, infine, il ricamo, che ritornerà nell’ottima scena di chiusura, oltre che come elemento simbolico.

A questo punto, per concludere, sta allo spettatore fare le proprie deduzioni su quale sia l’inganno a cui fa riferimento il titolo del film.