Picnic ad Hanging Rock film recensione
1975,  Fantasticare,  Riflettere,  Sorprendersi

Picnic ad Hanging Rock

Picnic ad Hanging Rock fu il film che lanciò la carriera di Peter Weir (regista de L’attimo fuggente The Truman Show tra i vari) e una delle prime pellicole australiane a ottenere grande successo internazionale.

È il giorno di San Valentino del 1900 e le ragazze di un collegio escono per una gita, quando tre di loro si avventurano nella natura e spariscono misteriosamente…

Picnic ad Hanging Rock è un film etereo, onirico, labile. La regia di Weir contribuisce a darci la sensazione che qualcosa di misterioso stia accadendo, che siamo di fronte a qualcosa di effimero, di non razionalizzabile. La natura si contrappone alla struttura (del collegio), gli animali si sovrappongono (ad esempio con delle dissolvenze) alla figura umana, mentre lo script cita l’arte e dei quesiti esistenziali.

Anche la musica di Gheorghe Zamfir contribuisce a tutto ciò, grazie al suono del flauto e a melodie languide e al contempo strazianti.

Il film è ricco di dicotomie, di accenni, di situazioni lasciate in sospeso, che contribuiscono a incrementarne il fascino, il quale è tutto costruito proprio sulla mancanza, l’incomprensibile, il non detto, l’inspiegabile e di conseguenza la possibilità di interpretarlo e reinterpretarlo.