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Radio days
Ah i giorni della radio… Woody Allen ci racconta un trancio di storia, vissuto attraverso la radio. L’udito è il senso principale di questo film, innanzitutto per la voice over che racconta, lega le scene e ne dà il ritmo, in secondo luogo dalla musica, che pervade completamente tutto il film. È sempre grazie alla radio e ai suoi programmi che vengono descritti anche i personaggi e raccontata la loro vita, quella di una famiglia comune. Radio days mostra infatti i due mondi al di qua e al di là del medium, mostrandoci chi ascolta e dando un corpo e un’anima alle voci che ascoltiamo. Ricordi biografici si mescolano ai fatti…
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Good morning Vietnam
Good morning Vietnam! Si può ridere in guerra? Un grandissimo Robin Williams è un deejay che intrattiene le truppe in Vietnam alla radio, con la sregolata energia della musica rock e di monologhi ironici e irriverenti. Il film è uno sguardo cinefilo differente su questo conflitto, ma ancor prima sulle persone che l’hanno vissuto, costruito su dialoghi brillanti, improvvisazioni, con una storia potente, lucida e profonda, per riflettere con molti tipi di sorriso. La costruzione dei personaggi è perfetta, il protagonista travolgente. Difetti? Non tutti i monologhi rapidissimi di Cronauer riescono purtroppo a far sbellicare dal ridere anche noi, come chi li ascolta nel film.