take shelter film recensione
2011,  Sorprendersi,  Tendere i nervi

Take shelter

Take shelter, ovvero “mettersi al riparo”. Il secondo film di Jeff Nichols racconta la storia di un uomo sconvolto da terribili incubi in cui lui e la sua famiglia sono minacciati da un cataclisma di proporzioni bibliche.

Pazzo o premonitore?

È il dubbio che accompagna lo spettatore lungo tutto l’arco narrativo, che tiene vivo e vivido l’interesse, mentre Curtis si lascia sempre più soggiogare dai suoi terribili sogni. Un’ansia crescente, dettata da un pericolo forse incombente, che minaccia non solo lui ma soprattutto la sua famiglia: la moglie Samantha e la figlia indifesa Hannah, sordomuta e quindi incapace di gridare la sua paura. Un’ansia che può essere metafora: del futuro, dell’incertezza, delle difficoltà.

Michael Shannon è uno splendido interprete nel dare un volto a tutto questo, un Noè moderno, che non ha ricevuto un compito divino, ma un padre di famiglia preoccupato con il terrore d’aver ereditato i disturbi mentali della madre. Registicamente e fotograficamente la scelta è di non alterare visivamente i suoi incubi e le allucinazioni, confondendo così anche noi spettatori, tanto quanto il protagonista, nel distinguere cosa è reale e cosa non lo è.

E se 2 ore sono una durata forse eccessiva – che ci porta a desiderare quanto mai l’epilogo – Take shelter è senz’altro un film interessante e originale. Se vi è piaciuto, consigliamo 10 Cloverfield lane.