Vittoria e Abdul
Vittoria e Abdul racconta una storia vera e particolare, venuta a galla solo nel 2010: l’amicizia tra la Regina Vittoria e l’indiano Abdul Karim, che da umile scrivano nella prigione di Agra si ritaglia un ruolo di spicco alla corte inglese.
Conquistato dalla sceneggiatura di Lee Hall, Stephen Frears porta sul grande schermo una storia raccontata con delicatezza, che vive di uno sgargiante humour legato alle abitudini della nobiltà, le malelingue e le invidie. Amabili risate che sfiorano una storia decisamente attuale non solo nell’età vittoriana, ma anche oggi e probabilmente per sempre, ovvero la differenza razziale e di ceto, ciò che ne consegue e la velata denuncia.
Nella storia e nell’interpretazione di Judi Dench c’è anche il tema del potere e i vezzi della senilità, questi ultimi legati a una consapevole miopia intellettuale, che giustifica a tutti i costi ciò di cui ci si è convinti e quasi ossessionati.
Il film rallenta poi il suo ritmo nel finale, che trova un registro commovente, astraendo, senza troppo scendere nel profondo, la storia di Vittoria e Abdul nel senso e piacere di vivere la vita.