Snatch – Lo strappo
Snatch – Lo strappo di una zoommata improvvisa, uno split screen, un’inquadratura insolita, una regia tra il videoclip e la firma d’autore, a stilizzare una storia di boxe clandestina, ma anche il furto di un diamante.
Ma la sceneggiatura è entropica, un caos intelligente che va apprezzato nel suo insieme: crime e noir si fondono a una comedy che più che black è pulp, pop, come ci ricordano i dialoghi Tarantiniani. Pulp Fiction non è lontano e il suo eco si ode fottutamente bene.
Montaggio, suoni e strumenti a fiato ritmano un film che fa a gara di velocità con la nostra capacità di seguirlo, come cani a braccare una lepre.
Ci resta una storia che parla del fallimento dell’uomo, sì, pure quello malavitoso, ricco di personaggi insensibili e strampalati, zingari furbi ed errori che si ripetono e ripetono. Alla fine Snatch è una piccola presa in giro, come ci ricorda il finale, chiuso e riaperto in uno schiocco di dita.