Gold
Due uomini in viaggio attraverso il deserto e un’incredibile scoperta: una gigantesca pepita d’oro. È questo il nocciolo di Gold, dell’australiano Anthony Hayes, conosciuto principalmente come attore. Il suo è un survival movie senza particolari guizzi, con un buon Zac Efron a reggere a lungo la scena in solitaria e un plot twist piuttosto leggibile.
I protagonisti sono sporchi e unti ancor prima di intraprendere il loro viaggio e il regista vuole fin da subito farci capire che il suo è un film crudo e verosimile, con un’inquadratura di Zac chinato in una latrina nell’atto della defecazione. Intorno a lui c’è uno scenario da film western, con paesaggi quasi bianchi e accecanti negli stacchi tra una scena e l’altra.
La parte centrale è anche la più noiosa, nonostante qualche tentativo di non rendere l’agonia del protagonista anche quella dello spettatore. È il caso di due sorelle viandanti, in un passaggio narrativo che mischia realtà e allucinazione.
E se c’è un messaggio dietro Gold, sembra essere il più ovvio, simbolizzato dalla pepita. L’avidità, che spinge Virgil a rinunciare alla possibilità di abbandonare il deserto e che cattura il suo sguardo in ogni frangente.