Il delitto perfetto
Il delitto perfetto è possibile? Ce lo siamo chiesti tutti, noi appassionati di gialli, almeno una volta. L’ha fatto anche Tony Wendice in questo film di Hitchcock, che porta con sé la sua risposta.
Nella realtà non va mai tutto come previsto, come accade nei romanzi, ma ci sono sempre piccoli imprevisti e Hitchcock gioca proprio su questi: ostacoli e inceppi al piano del protagonista a cui deve rimediare con l’ingegno.
Quando non c’era il computer per fare i film non restava che pensare, e così, ecco un film scritto quasi interamente di dialoghi, il cui elaboratissimo intreccio si svolge praticamente tutto dentro in casa. Nonostante ciò, Il delitto perfetto fu anche un tentativo di cinema tridimensionale, essendo girato in formato stereoscopico. Per realizzare il 3D, Hitchcock posiziona sul set oggetti grandi, la macchina in un buco nel pavimento e in una scena, memorabile, la mano di Grace Kelly si protende verso lo schermo, verso di noi, chiedendoci aiuto.
Cosa manca? Lo sbalorditivo di storie incredibili come quelle di alcuni film successivi, cito La donna che visse due volte, Psyco, Intrigo Internazionale, ma anche La finestra sul cortile dello stesso anno, dove la suspense e la tensione sono altissime.