Il quinto elemento
Un orgasmo che si tramuta in esplosione e un canto lirico che si mischia al ritmo di un duello, dandone il ritmo. Il quinto elemento di Luc Besson riunisce misticismo, magia e fantascienza, legandoli da un costante filo di ironia.
C’è il bene contro il male, ma anche un Bruce Willis in stile Die Hard e tre diverse fazioni che si fronteggiano al contempo con armonia narrativa. Il tutto viene messo in scena con eccentrica originalità. L’arancione a imperare su tutto, ma anche l’azzurro, un grande montaggio sonoro, i costumi sfarzosi e iconici.
Questi ultimi sono vestiti addosso a caratterizzazioni volutamente flebili, come un cattivo che è un vero e proprio pagliaccio, tutti protagonisti di una sceneggiatura che non si cura di dare troppe spiegazioni. Vedasi in questo senso la creazione di Leeloo.
Il quinto elemento non va infatti preso troppo sul serio, ma va goduto come un frizzante sulla lingua, perché è il luogo in cui per salvare il mondo c’è bisogno di un biglietto da crociera.