L’uomo che guarda – Voyeur
Qualcuno sente il bisogno di una recensione di L’uomo che guarda – Voyeur di Tinto Brass? Assolutamente no. Ma noi la faremo lo stesso.
Il film parte subito con alcune perle poetiche. Lui le osserva la vulva pelosa e lei lo incita a eccitarla con le parole. Detto fatto. Partono le metafore: “sembra il dorso di un gatto infuriato, la cresta di un gallo, il cimiero di un elmo”. Wow, il desiderio è all’apice.
La storia prosegue e il protagonista vive nell’ossessione del perché la moglie l’abbia lasciato, cullando il sospetto del tradimento. Questo pensiero si trasforma in eccitazione, immaginandola lussuriosa con altri uomini.
A completare la pantomima c’è un padre debilitato ma sessualmente molto più attivo del figlio, che invece non riesce a copularsi nemmeno l’infermiera di quest’ultimo, nonostante le continue avances. Purtroppo per noi, che qualche scena di sesso in più l’avremmo gradita.
Voto per Tinto: 6 e mezzo. Il gioco del tradimento e lo sguardo come strumento sessuale sono temi intriganti, ma poteva osare di più e giocarci maggiormente.