La fiera delle illusioni – Nightmare Alley
È un uomo o una bestia? Ma soprattutto, chi è l’uomo e chi è la bestia? Con la La fiera delle illusioni, Guillermo del Toro ci riporta alla fine degli anni 30, in una piccola ma affiatata comunità di giostrai.
Le cose tra loro cambiano con l’arrivo di Stan, un uomo tormentato da alcuni demoni del passato, deciso a imparare tutti i trucchi del mestiere.
Niente CGI, ed è un bene, perché ci sembra di vivere tra i capannoni e le baracche del Luna Park, di passeggiare tra la folla di avventori e cogliere ogni piccolo gesto di questi freaks che tanto vanno di moda nel cinema recente, la cui gestualità viene catturata con grande maestria dal regista messicano.
La storia dell’avido e ambizioso Stan è un monito, tanto da sembrare una parabola. Ma di più è meglio non dire, per evitare spoiler.
Ciò che funziona meno ne La fiera delle illusioni sono i tempi. La durata innanzitutto: 150 minuti eccessivi, soprattutto per via della prima parte. Il che ci porta a un terzo atto che sembra quasi rendersi conto di dover affrettarsi a tirare le fila. Ci perde il personaggio di Cate Blanchett, probabilmente il più accattivante, e lo spettatore abituato ad altri ritmi, che rischia di arrivare annoiato al momento clou. Il film, un ottimo film giusto per essere chiari, è inoltre meno dark, meno horror, di quanto possa sembrare dal trailer.
La fiera delle illusioni è peraltro il remake di un film del 1947 (con finale diverso), entrambi tratti dal romanzo del 1946 Nightmare Alley.