metropolis film recensione
1927,  Fantasticare,  Riflettere

Metropolis

Metropolis di Fritz Lang è considerato il padre di gran parte dei film di fantascienza successivi e un punto di riferimento imprescindibile per tutto il genere. È facile trovare accostata la parola capolavoro a questo film del 1927. Ma per quale motivo?

Metropolis è una città del futuro, in cui la divisione tra classi è ancora più marcata. Gli operai lavorano come schiavi nei sotterranei, mentre i ricchi governano il mondo nella parte sopraelevata della città. Le cose iniziano a cambiare quando Freder, figlio di un industriale, si innamora di una ragazza della classe dei lavoratori.

Il film, originariamente muto e in bianco e nero, ha numerose versioni, restaurate, musicate (Moroder e Freddie Mercury), accorciate, rimontate. Ciò che resta però è la sua espressività e la forza concettuale.

Visivamente è stato avanguardista per l’epoca e gli scenari realizzati da Lang, che ci ricordano la corrente artistica del futurismo, sono stati in grado di creare un immaginario che ancor oggi è apprezzabile. Parallelamente la storia affronta una serie di temi ancora attualissimi: il rapporto delicato tra le classi, la manipolazione delle masse, il malcontento operaio, che può portare al collasso della società stessa e al male di entrambi. Ne emerge un concetto forte e chiaro, riassumibile in una delle battute finali: “il mediatore fra il cervello e le mani dev’essere il cuore!”. Metropolis tuttavia, contiene anche una serie di storie nella storia, tra cui la realizzazione di un androide con aspetto e intelligenza umane, ma di cui si perde il controllo. Un tema che ricorrerà più e più volte nei film di fantascienza successivi.