mezzogiorno di fuoco
1952,  Il caricatore,  Riflettere

Mezzogiorno di fuoco

Un film che è tutta un’attesa, una solitaria e sconsolata preparazione al duello, in un mezzogiorno di fuoco che però non è il fuoco e il focus dell’opera, che invece è proprio tutto ciò che lo precede.

L’integerrimo sceriffo Gary Cooper, seppure non costretto, se non dal suo senso del dovere, si batte per la sua gente, che invece pensa alla propria pellaccia e lo lascia solo. A essere forti non sono solo le venature politiche, ma più propriamente dell’uomo nella politica, nella polis, in società.

Il leitmotiv Do not forsake me, oh my darling di Dimitri Tiomkine e la sua colonna sonora scandiscono la malinconia e i passi spaesati e intimoriti di Cooper meravigliosamente.

Gli stacchi di montaggio non indugiano troppo, vengono trascinati dalla musica e dalle lancette, in un tempo filmico che coincide con quello della visione. La nostra attesa è quella dello sceriffo.

Il regista austriaco Zinnemann non si sofferma troppo sui tratti psicologici e sui momenti catartici, quale l’ultima scena, che invece sbriga con sobrietà, stringendosi al messaggio che vuole esprimere e rinunciando dunque, finale a parte, anche a sparatorie e cavalcate.

Belli gli esterni, la scenografia, ottimo risultato con un basso budget.

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