Murder at 1600 - Delitto alla Casa Bianca recensione
1997,  Il caricatore,  Sorprendersi,  Tendere i nervi

Murder at 1600 – Delitto alla Casa Bianca

C’è un’intera lista (immaginaria) di film thriller degli anni 80 e degli anni 90 da riconsiderare e Delitto alla Casa Bianca è senz’altro tra i titoli presenti. La critica l’ha accolto tiepidamente, probabilmente intorpidita dai titoli di prestigio usciti sul finire degli anni 90: Seven e I soliti sospetti (1995), Sleepers, Schegge di paura (1996), Fargo, Potere assoluto, Apri gli occhi (1997), per citarne alcuni. Oggi, tuttavia, alla luce della bassissima qualità dei thriller contemporanei, ripescare dal recente passato conviene.

Il soggetto di Delitto alla Casa Bianca è già ben esplicitato dalla traduzione in italiano del titolo, che ricalca la particolarità di questo thriller: un assassinio nel luogo più protetto e più sicuro al mondo. L’evento è il là per una storia tra il poliziesco e il thriller, che abbraccia la cosiddetta fantapolitica, basata comunque sul romanzo Murder in the White House di Margaret Truman, figlia dell’ex presidente Harry Truman.

A dispetto della poca plausibilità di alcuni avvenimenti, il film è ben ritmato e assicura divertimento, intrigo e azione. La coppia formata dal macho Wesley Snipes e la bella Diane Lane è praticamente sola al centro di un enorme complotto, situazione che, come Hitchcock ci ha insegnato, genera una buona tensione drammatica.

Uno scenario che non risparmia doppiogiochisti e traditori, in cui il presidente degli Stati Uniti (per caratterizzazione) è poco più di una comparsa, contrariamente ad Air force one dello stesso anno, dov’era tratteggiato come un superuomo.