No time to die
Dopo i continui rimandi a causa della pandemia, No time to die di Cary Joji Fukunaga è infine uscito nei cinema e ha concluso il ciclo di 007 con protagonista Daniel Craig. Ma come l’ha fatto?
In questo 25esimo film della saga, James Bond deve abbandonare la “pensione” per affrontare il ritorno della Spectre e un misterioso nemico, mentre il passato di Madeleine oscura il rapporto della coppia.
No time to die tira tutti i fili dei precedenti film con Daniel Craig e tratteggia un capitolo conclusivo che si divide tra le scene d’azione a perdifiato e la relazione amorosa di Bond. La prima parte del film è la più solida, con un ottimo incipit da thriller (ma inspiegabilmente senza sangue), seguito dall’azione avvincente tra i Sassi di Matera. Quando poi il film si sposta a Cuba, giova dell’entrata in scena di Ana De Armas, una novizia agente della CIA svampita e letale, molto diversa dalle precedenti Bond girl, tanto che ci ritroviamo a sperare (invano) in un suo ritorno in scena.
Qualche difettuccio si può invece riscontrare in fase di sceneggiatura, nello svilupparsi della storia, e in un villain (Rami Malek) troppo stereotipato.
Ma il principale punto di forza di No time to die è che bisogna tornare a Casino royale per trovare un altro film alla sua altezza.