Storie pazzesche
…e lo sono davvero, perché di pazzi ve ne sono eccome, anche se nel titolo argentino le storie sono selvagge, aggettivo sicuramente più evocativo.
Sì, perché le sei storie che compongono questo film, di Damián Szifron e prodotto dai fratelli Almodóvar, presentano situazioni estremizzate, ma allo stesso tempo radicate saldamente nella realtà, tanto da poter esser vere, soprattutto alla luce di odierni fatti di cronaca che ci sembrano quasi irreali e impossibili, riuscendo a dare al tutto un chiaro tono grottesco, “dal riso all’indignazione”.
La regia è curatissima, dalle zoommate e contro-zoommate, primi piani e spostamenti di camera che fanno comparire personaggi all’improvviso. Ricercata anche la musica, in alcuni episodi più di altri, spesso con funzione antitetica.
Dei sei, più noiosi e meno efficaci probabilmente gli ultimi due. La proposta, da cui ci si aspettava forse svolte narrative più sorprendenti e Fino a che morte non ci separi, dove regna il non-sense. Brevissimo e incisivo invece il primo, Pasternak, che definisce subito i toni del film. Credibile ed estremamente pungente nei confronti della società Bombetta, iperbolico e focalizzato nel comportamentismo umano Il più forte, quasi una ripresa del classico Duel, racconto di Richard Matheson e film di Spielberg. Più violento ed esplicito infine I ratti.