Tolo tolo
Un italiano, fuggito in Africa per sfuggire ai creditori, si unisce ai migranti in un lungo viaggio per far ritorno in Europa. Tolo tolo, quinto film di Checco Zalone, in Italia è stato al centro di un acceso dibattito, tra chi l’ha voluto politicamente schierato da un lato e chi dall’altro.
Tolo tolo non è però un film politico, anche se a tratti emerge il pensiero di Luca Medici, per la prima volta alla regia. L’operazione in atto sembra essere questa: il solito personaggio che ha conquistato le masse in una situazione di attualità molto delicata, per quello che sembra un primo passo e tentativo verso una commedia più sofisticata e ammiccante al cinema italiano del passato.
Tolo tolo non è tuttavia incisivo come satira nei confronti del tema dell’immigrazione (al centro della scena è sempre Checco, che solo nella parte iniziale ritiene ben più terribile la burocrazia italiana della guerra civile) e non è comico come i precedenti perché, seppure simpatico in svariati frangenti, non scatena la risata.
Anche registicamente c’è uno sforzo rispetto agli altri film, nonostante il risultato non sia ancora completamente soddisfacente.
Il film si chiude inoltre infrangendo la quarta parete, svelando ironicamente che tutto ciò che abbiamo visto è solo uno spettacolo (il che porta alcuni a interpretazioni differenti), finendo poi con un segmento in cartoon in cui Checco spiega sostanzialmente che nascere in Africa, e non altrove, è semplicemente una questione di sfiga.