8½
Cos’ho visto? Non lo so. Davvero. Un film in cui i sogni si mischiano ai ricordi ed entrambi ispirano un film. Un film che forse non esiste. In 8½ realtà e finzione si sovrappongono, più di una volta.
Fellini è il regista di un film in cui Mastroianni interpreta Fellini stesso, storia di un regista al lavoro su un misterioso film, di cui nessuno sa nulla, di cui nemmeno lui conosce più di una manciata di idee e di visioni. E il film su cui ci si affanna tanto nella storyline è infine proprio il film che noi stessi stiamo guardando.
Immagini bellissime, suggestive, evocative scorrono sullo schermo una dopo l’altra, mentre Guido apre la sua mente allo spettatore, in un flusso di coscienza da cui emerge un animo inquieto e dubbioso. Il desiderio inconscio che la moglie accetti la sua attrazione carnale per altre donne, ma il bisogno di avere al fianco la sua figura sicura. L’obbligo nel dare risposte, spiegazioni. Le turbe dell’infanzia. Lo smarrimento.
La regia sublime di Fellini ci accompagna per mano nel suo onirico pezzo di mondo, mentre gli attori che ne prendono parte sono icone in movimento.
Vi ho mentito all’inizio di questa recensione. So cosa ho visto. Ho visto un film magnifico.