Anatomia di un rapimento
Ispirandosi al romanzo poliziesco americano Due colpi in uno di Ed McBain, con Anatomia di un rapimento Akira Kurosawa dirige un film ancora oggi, a distanza di mezzo secolo, moderno e appassionante.
Il titolo italiano richiama al successo di Anatomia di un omicidio, riferendosi al contempo all’indagine del film di Kurosawa, che scompone e analizza ogni singolo aspetto del rapimento. Il titolo originale tuttavia, che può tradursi come “paradiso e inferno”, è maggiormente calzante. Anatomia di un rapimento è infatti un film che vive di dualità: il dilemma morale di Gondo — pagare o no il riscatto? —, il divario sociale tra i ricchi e i poveri, il caldo opprimente della baracca e l’aria condizionata della villa, l’una in basso, l’altra in alto, e infine la struttura narrativa. La prima parte, maggiormente focalizzata sul dilemma morale di Gondo, con l’unità di luogo della sua villa, e la seconda, che invece sviluppa l’indagine in città.
La versione italiana dura ben 40 minuti in meno rispetto a quella integrale, che ha più tempo per far comprendere le psicologie dei personaggi e al contempo dà spazio lunghe sequenze, come quella del criminale che deve appropriarsi di una dose di eroina.
Per concludere, una curiosità. Anatomia di un rapimento è il primo film in bianco e nero ad avere un dettaglio di colore. Del fumo rosso proveniente da un inceneritore che costituisce un importante indizio alle indagini.