Animali fantastici e dove trovarli
Fuori dalle mura di Hogwarts, J.K. Rowling, alla sua prima volta con uno stile di scrittura profondamente diverso, quello per azioni del cinema, sceglie di stregarci suscitando in noi quell’inconscio fascino che accompagna l’idea che possa celarsi un mondo fantastico dietro alle ombre del nostro.
La mancanza di un riferimento letterario offre una positiva libertà narrativa, tuttavia permangono i temi delineati con Harry Potter. Quello degli opposti innanzitutto, la luce nell’animo e le profonde ombre, due aspetti antagonisti fortemente marcati nel film: la parte oscura ha addirittura le cifre stilistiche dei film horror. A ciò si unisce il dilemma e l’ambiguità su chi sia il vero cattivo e la rappresentazione dei due mondi in uno, quello babbano e quello magico.
Il pasticciere Jacob Kowalski è i nostri occhi meravigliati all’interno del film (come lo sono stati quelli di Harry) e al contempo il fautore di un genuino e piacevolissimo umorismo.
Animali fantastici e dove trovarli porta con sé anche dei buoni insegnamenti, come ci ha già abituato la Rowling, non solo il rispetto per gli animali, ma anche l’accettazione della diversità e una punzecchiatura sulla cecità e rigidità di certe regole e di chi le applica.
La regia è affidata al magonò David Yates, mente il sonoro e la colonna sonora sono un indubbio punto di pregio, riuscendo a essere originali ma anche a giocare di rimandi, creando i colori del mondo magico. A braccetto e con lo stesso giudizio, c’è senza dubbio il design del film.
Un piccolo rammarico solo per il finale, piuttosto supponibile, dove purtroppo la sorpresa maggiore va al cameo e non a un colpo di scena. L’incanto e l’ottimo film si chiude infine con eleganza e il sorriso sulle labbra.
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