Anna
Dopo Nikita (1990) e Lucy (2014), Luc Besson torna a scrivere e dirigere una storia con protagonista una donna bella e letale. Si chiama Anna, è un’agente segreto del KGB, ma è anche una modella e al contempo una semplice ragazza russa in cerca della sua libertà.
Il punto di forza del film è la struttura, che racconta dei segmenti narrativi fino a dei punti di svolta, salvo poi tornare indietro nel tempo e raccontarci i dettagli nascosti che hanno portato a quell’esito. Questa azione reiterata di riavvolgere il nastro e ripartire rende il film una sorta di matriosca, la quale viene citata esplicitamente anche dalla protagonista, che la usa come emblema delle sue numerose identità.
Manca però un “effetto wow” e seppure i colpi di scena possano essere inaspettati, non creano un genuino stupore, quasi come se ci aspettassimo qualcosa del genere. Perché in fondo la matrice della storia non è così originale.
La (vera) modella Saša Luss non è la Portman o la Jovovich delle pellicole passate di Besson e la sua recitazione è inferiore anche a quella dell’altra modella del suo ultimo film, Cara Delevigne in Valerian e la città dei mille pianeti, ma le scene d’azione sono comunque coinvolgenti e vederla combattere in autoreggenti non è poi così male.
Anna è quindi un buon spy movie, che intrattiene senza eccellere.